DAVID IRVING LA GUERRA DI HITLER
IL LAVORO di ricerca fatto da David Irving nella preparazione di questo libro costituisce per numerosi studiosi una preziosa fonte d'inconfutabili notizie: gli ostacoli che "La Guerra di Hitler" ha dovuto affrontare sono lì a confermare, se ce ne fosse bisogno, il suo immenso valore storico. Osteggiato ed emendato in Germania, questo libro dove-va essere pubblicato in Italia da Mondadori che però, pur avendo firmato il relativo contratto e pagato il dovuto, lo lasciò nel cassetto. Così "La Guerra di Hitler" rimase a lungo escluso dal mercato italiano. Solo adesso, in quest'aggiornata edizione del 2001, è disponibile per i lettori in lingua italiana. Non sono capace di scrivere un libro limitandomi ad attingere dai libri altrui, è solito dire David Irving, e preferisco quindi condurre le mie ricerche su documenti originali e inediti. E infatti, scrupolosamente documentando ogni parola e in stile semplice e chiaro, Irving ci pre-senta Adolf Hitler come io vedevano, nelle grandi e piccole faccende di ogni giorno, quanti gli erano vicini: generali e autisti, gerarchi del partito e stenografi, diplomatici e segretarie. Come in una serie di istantanee, Irving mostra le giornate di Hitler quali esse risultano da documenti e testi-monianze: è, questa, Ia storia della guerra vista da dietro Ia scrivania di Fuehrer. Forse proprio a causa della sua fuga dal conformismo imperante si è manifestata nei confronti di questo libro una forte ostilità. Ostilità che potrebbe essere stata acuita dalla menzione, frequente-mente fatta da Irving, dei falsi storici contenuti nelle opere di scrittori che oggi vanno per Ia mag-giore. Per avere scritto questo libro, riferisce l'Autore, ho avuto Ia casa devastata da teppisti, Ia famiglia minacciata, il nome diffamato. I miei tipografi hanno subito attentati, e ia stesso sono stato arre-stato ed espulso dall'Austria e dal Canada e respinto alle frontiere dell'Australia, della Nuova Zelanda, dell'Italia, del Sud Africa e di altre nazioni. A mia insaputa, organizzazioni internazio-nali hanno fatto pervenire alle librerie esortazioni scritte a non mettere in vendita "La Guerra di Hitler". Ciò che distingue questo studio da tutti gli altri che si sono occupati del Terzo Reich è l'avere Irving presentato Adolf Hitler non attraverso le ormai stucchevoli immagini che di lui ci vengono propi-nate da mezzo secolo, ma attraverso Ia scrupolosa esposizione di documenti, lettere, diari perso-nali e interviste ottenuti da lui personalmente. Un altro aspetto che distingue questo libro da tutti gli altri è che esso vede Hitler come essere umano. Cosa, questa, che contrasta con Ia diabolica immagine che di lui è sempre stata imposta al mondo: l'immagine di un demone, non quella di un uomo. Ecco come di ciò parla lo stesso Irving: Messi di fronte al fenomeno Hitler. gli storici hanno perso di vista il fatto che si trattava di un esse-re umano parlante e deambulante, che pesava circa 70 chili e che aveva capelli grigi, molti denti finti e dei disturbi cronici di digestione. Per loro Hitler è il diavolo incarnato [.1 secondo una visione caricaturale ammantatasi di ufficialità col processo di Norimberga. Da allora la Storia è stata infettata dai metodi adottati dall'accusa per selezionare le prove, dalla successiva pubblica-zione di queste in volumi ben stampati e dalla distruzione di qualsiasi documento che potesse inceppare gli sforzi dell'accusa [...1. Da allora, grazie al sistema degli editori e dei giornali "auto-rizzati" stabilito dai vincitori, le leggende prosperarono: nei libri storici come nelle biografie nes-suna favola era troppo assurda per essere credibile. E ancora: Ho il sospetto che quanti mi criticano Ia facciano non per le cose che ho scritto ma per quelle che non ho scritto e che loro avrebbero voluto che ia scrivessi. Ma l'immagine che di Hitler ci è stata data in passato è così piena di errori dovuti a esigenze propagandistiche, che qualsiasi studio storico basato su documenti seri è un passo avanti. Ritengo di avere con questo libro "processato" Hitler secondo le regole della giustizia nella quale vige il giusto rispetto delle prove. Per questo motivo ho attentamente analizzato tutte le fonti delle quali mi sono avvalso. Non sorprende dunque que qualcuno mi definisca un gronde rompiscatole: sino a questo momento, quan-do si è trattato di scrivere a proposito di Hitler. tutto "andava bene", nessuna menzogna era esa-gerata, nessuna leggenda era troppo assurda per essere creduta e fragorosamente applaudita.
|