| La Repubblica, Milano, March 29, 2000
Il Paese de Balocchi
di Gad Lerner
Hobsbawm, che parlava in occasione del conferimento della laurea "honoris causa" ricevuta insieme a Eugenio Scalfari e Carlo Lizzani, attraverso l'esempio più imbarazzante, cioè gli interrogativi sull'Olocausto, ha voluto ricordarci come si debbano tenere separate le passioni politiche dall'indagine storica, anche quando le ferite sono ancora fresche e l'indignazione scuote le coscienze. Una raccomandazione più che mai valida in un paese come l'Italia dove le divisioni ideologiche tra gli storici continuano a sembrare la caricatura un po' antiquata delle contrapposizioni tra partiti di una volta. Tanto è vero che subito nell'aula magna di Torino qualche fesso ha cominciato a mormorare soddisfatto: "Evviva, anche Hobsbawm è diventato un revisionista". E questo solo perché, per sostenere la sua tesi, lo storico inglese ha richiamato la debolezza degli argomenti, tutti solo politici e ideologici, con cui abitualmente ci si accontenta di ribattere all'opera filonazista di David Irving. Costui, ha detto Hobsbawm, in quanto amico dei familiari dei gerarchi nazisti ha accesso a fonti inaccessibili agli altri storici. Inaccettabile è il suo proposito di dimostrare l'estraneità di Hitler all'Olocausto e di minimizzare il numero dei morti. Ma è con lo studio rigoroso, non trincerandoci dietro ai tabù, che si potrà combattere efficacemente il revisionismo storico. Una laurea "honoris causa" davvero meritata. Con il
consiglio a chi ancora non lo avesse fatto di immergersi nel
"Secolo breve" (editore Rizzoli), la più
appassionante storia del Novecento mai pubblicata. |
March 29, 2000 | |
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