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"IL GIORNALE"

Milan, 12 April 2000  


I guidici contro Irving

"Ha negato l'Olocausto"

FRANCO CARDINI

Caro direttore, Il professor David Irving, noto e discusso contemporaneista inglese, e' senza dubbio un personaggio inquietante. Non e' qui in causa la sua serieta' scientifica: si tratta di un ottimo ricercatore, di un brillante scrittore, di uno studioso spregiudicato. Forse, fin troppo spregiudicato: se e' possibile esserlo nel mondo degli studi. In realta', tale mondo dovrebbe essere completamente libero da pregiudizi di sorta. Ma la realta' e' un'altra.

LipstadtLa vera colpa di David Irving sta forse nell'avere scritto anni fa un bellissimo libro, Apocalisse a Dresda. La denunzia implacabile, sistematica, documentata, del terribile bombardarnento che nel febbraio del '44 distrusse la bella citta' tedesca annientando in poche infernali ore centinala di migliaia di persone, la stragrande maggioranza delle quali profughi inermi.

David Irving ha poi continuato la sua brillante ma contrastata carriera redigendo vari studi dedicati principalmente al nazionalsocialismo e alla biografia di alcuni suoi principali leaders. Non c'e' dubbio che dalle pagine, sempre documentate e spesso originali, dello storico risulti una certa simpatia per l'oggetto privilegiato dei suoi studi, il nazismo. Ma, si sa, gli studiosi si innamorano un po' sempre dei loro oggetti di studio. Il fatto e' che il professor Irving e' una specie di dottor Jekyll, assolutamente serio e scrupoloso nel suo lavoro ma che pare talvolta si muti in un enigmatico signor Hyde, vestito di giacconi di pelle, che se ne va in giro per le strade di Londra magari in poco raccomandabile compagnia di ragazzacci neonazisti.

In fondo, finche' il signor Irving continuera' a scrivere discutibili ma tutto sommato serie e documentate opere di storia non si rendera' responsabile di crimini: la sua vita privata e' affar suo. Pero' e' strano. Non so dire se davvero Irving si puo' ritenere un negazionista, cioe' uno di qucgli studiosi o sedicenti tali che negano l'Olocausto e tendono in genere a ridurre le responsabilita' criminali naziste. Per quel che ho letto, posso ritenere che Irving vada collocato in quell'ambito degli studiosi cosidetti revisionisti, tenendo pero' conto che anche tale categoria e', scientificamente parlando, abbastanza bislacca. E' fresca d'agenzia la notizia che l'Alta Corte di Londra ha dato torto a Irving, il quale aveva querelato una sua collega statunitense, la signora Deborah Lipstadt, che gli aveva dato senza cerimonie del neonazista. A questo proposito e' forse necessario fare un paio di considerazioni.

Una prima, in favore della sentenza. E' molto pericolosa la tendenza, che si registra anche nel mondo degli studi, di ricorrere agli strumenti giuridici della diffida o della querela come complemento alla discussione. Mi chiedo dove andremmo a fmire, nella necessaria libera dialettica degli studi, se al gia' rovinoso politically correct si aggiungesse un demenziale juridically correct se cioe', voglio dire, gli studiosi prendessero l'abitudine di difendere le loro ricerche e le loro tesi non gia' presentando sempre piu' convincenti argomenti a sostegno di esse, ma ricorrendo in tribunale contro i colleghi di differente avviso. Una seconda, contro la sentenza e un pochino anche contro la Signora Lipstadt. In effetti. quel che si dovrebbe fare quando si parla di storia, e specialmente di quegli argomenti storici che ci toccano da vicino e che bruciano ancora - e il nazismo e' forse il primo di essi - si dovrebbe resistere alla tentazione dl ricorrere alle etichette definitorie e talvolta diffamatorie e limitarsi alla lettura dei documenti e ai fatti che da essi emergono. Non credo che la tesi dell'interlocutrice americana dello storico inglese avrebbe sofferto se, anziche' ricorrere a definizioni che sembrano denunzie - e che anzi, a dir la verita', hanno il sapore dell'intimidazione e del ricatto intellettuale - si fosse attenuta alla discussione dell'oggetto storico di comune interesse.

DresdenSi sta da piu' parti delineando in questi ultimi anni - e la ridicola polemica sul cosiddetto revisionismo ne e' la palestra principale - una preoccupante tendeuza al terrorismo accademico e intellettuale. Davanti a tesi o anche a semplici ipotesi che paiano in qualche modo modificare una visione ormaa vulgata della storia, si registra sempre piu' spesso una reazione scomposta e isterica. Non ha senso dare del neonazista a chiunque modifichi, alla luce di nuovi documenti o di nuove interpretazioni, una visione della storia che per piu' versi appare in effetti ideologicamente forzata e moralisticamente manichea. Del resto, i poveri morti di Dresda, vittime di un bombardamento criminale, non servono a spostare nemmeno di un millimetro le pesanti responsabilita' del nazismo dinanzi all'umanita' e alla storia. Non si rimedia con un cumulo di morti di un certo segno politico alla realta' di un cumulo, magari ancor maggiore, di morti di altro segno. Questa contabilita' funebre e' davvero repellente.

C'e' solo un modo per spuntare le armi degli studiosi revisionisti. Scrivere libri migliori dei loro, dimostrare con maggiore ragione di loro il proprio assunto. Altrimenti di Irving, etichettato terroristicamente dai colleghi e penalizzato dalle corti di giustizia britanniche, si rischia di fare a torto o a ragione una vittima: e c'e' sempre qualcuno disposto a simpatizzare con le vittime. Gli studiosi come Irving vanno ascoltati, scientificamente controllati, intellettualmente contestati. Se e quando hanno torto. E non e' detto che ce l'abbiano sempre e del tutto. Il resto e' una perversa abitudine ideologico-intellettuale alla repressione inquisitoriale che deve essere a sua volta condannata e repressa. In futuro, la signora Lipstadt - vittoriosa in tribunale - si limiti ad esporre fatti e a organizzare tesi storiche piu' convincenti di quelle del suo avversario. Tutto cio' sara' sufficiente: e sara' meglio anche per la sua rispettabilita' scientifica, che forse e' alta, ma alla quale la sentenza britannica nulla di positivo aggiunge.

Franco Cardini is a very well-known Italian medieval historian. Il Giornale is the third Italian national newspaper, after Il Corriere della Sera and La Repubblica

April 12, 2000

Website fact: The stamina of the defence team was aided by a six million dollar fund provided by Stephen Spielberg, Edgar J Bronfman, and the American Jewish Committee, which enabled them to pay 21 lawyers and "experts"; the experts like Evans, Longerich were paid up to £109,000 each to testify as they did (while the defence's star legal team was paid considerably more). Nobody was paying for Mr Irving, who has been fighting this battle for three whole years. Nobody was paying for Mr Irving, who has been fighting this battle for three whole years. Nor did he pay his defence witnesses one cent or sous: they testified from conviction, not for reward. [Help!]

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